COVID19: I docenti Isaia e Medico spiegano il ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D
I due professori hanno sottolineato l'importanza del rafforzamento del sistema immunitario
Il professor Giancarlo Isaia, docente di Geriatria e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino e il professor Enzo Medico, Professore di Istologia all’Università di Torino, hanno pubblicato, lo scorso 25 Marzo, un comunicato stampa circa il controllo della pandemia da Covid-19 esercitato dal possibile ruolo preventivo della vitamina D, oltre che terapeutico.
La vitamina D, che rientra nella categoria delle vitamine liposolubili, è prodotta endogenamente quando la pelle è esposta alle radiazioni solari ma può essere ottenuta anche in via esogena attraverso pochi alimenti, alimenti fortificati e integrazione.
Ciò nonostante, nessuna di queste fonti permette di ottenere la forma attiva della vitamina dal punto di vista biologico: la sua attivazione richiede l’intervento di vari enzimi che, attraverso reazioni di idrossilazione a carico del fegato e dei reni, permettono di produrre la sua forma attiva (1,25 OH2D3 o calcitriolo).
Come evidenziato dal comunicato stampa, è importante garantire al nostro organismo la quota corretta di vitamina D, in quanto esercita svariati ruoli di fondamentale importanza. Vediamoli nel dettaglio:
· Interviene nel metabolismo del calcio-fosforo a livello ematico ed osseo, garantendo un’adeguata mineralizzazione ossea e prevenendo il rachitismo nel bambini ed osteoporosi/osteomalacia negli adulti;
· Studi recenti suggeriscono una sua azione immunomodulante e, quindi, il suo importante ruolo nella regolazione del sistema immunitario;
· Rappresenta un intervento potenzialmente utile per combattere le infezioni virali, incluse quelle respiratorie e quindi da COVID-19;
· Uno studio europeo condotto dall’EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) ha evidenziato una stretta correlazione tra adeguati livelli di vitamina D e alcuni tipi di tumori (cancro al colon-retto, alla mammella ecc..).
E’ opportuno, quindi, verificare con cadenza stagionale la quantità di vitamina D, presente nel nostro corpo, attraverso analisi del sangue specifiche e prescritte dal medico di famiglia.
Nonostante l’adeguatezza dei livelli sierici di vitamina D sia tuttora al centro di numerosi studi scientifici, riportiamo i valori definiti dalle società scientifiche SIOMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo, delle Malattie dello Scheletro),ES (Endocrine Society) e AGSC (American Geriatrics Society) con rispettiva interpretazione:
· <10 ng/mL: Grave carenza
· 10-20 ng/mL: Carenza
· 20-30 ng/mL: Insufficienza
· 30-50 ng/mL: Concentrazione desiderabile
· 50-100 ng/mL: Concentrazione desiderabile
· 100-150 ng/mL: Possibile insorgenza di eventi avversi
· >150 ng/mL: Intossicazione
In questo periodo da COVID-19 consigliamo, dunque, di rafforzare senza dubbio le misure preventive di ordine generale ma altresì di assumere sostanze funzionali con proprietà immunostimolanti come la vitamina D. Tale suggerimento è rafforzato da quanto riportato nel comunicato stampa in oggetto “i primi dati preliminari raccolti in questi giorni a Torino indicano che i Pazienti ricoverati per COVID-19 presentano una elevatissima prevalenza di Ipovitaminosi D”.
Quali sono le strategie per garantire adeguati livelli sierici di Vitamina D?
- Esposizione solare. Le radiazioni UV permettono al 7-deidrocolesterolo di essere convertito in colecalciferolo. Consigliamo, soprattutto ad anziani e bambini, di trascorrere più tempo all’aria aperta.
- Alimentazione. Sarebbe opportuno prediligere l’assunzione di pesce azzurro (aringhe, sgombri, alici, sardine, triglie, naselli), funghi (soprattutto chiodini o shiitake), uova e formaggi grassi.
- Integrazione. Nonostante siano necessarie approfondite ed ulteriori indagini riguardo l’effetto preventivo della supplementazione di tale vitamina sulle infezioni virali, riteniamo sia doverosa un’integrazione in caso di carenza e in soggetti particolarmente a rischio quali anziani, donne in menopausa e in presenza di varie patologie, tra le principali osteoporosi e rachitismo; naturalmente tali supplementi devono essere consigliati da uno specialista in base alle singole esigenze del soggetto.
Concludiamo evidenziando che lo spirito del documento non è dimostrare l’efficacia della Vitamina D specificatamente sull’infezione da COVID-19 bensì ha tre principali finalità ovvero: - richiamare l’attenzione generale sulla necessità di assicurare a tutti i soggetti anziani normali livelli di Vitamina D, onde evitare che molti di essi possano ritrovarsi più esposti al danno conseguente alla patologia da COVID-19 perché carenti di vitamina D; - sollecitare la comunità medico-scientifica a considerare, fra le molte possibilità di intervento volte a contrastare la propagazione, morbidità e letalità del COVID-19, la compensazione della carenza di Vitamina D; - stimolare i ricercatori di base ad indagare sui possibili meccanismi biologici alla base di una tale anomala morbilità e mortalità.
A cura de Luisa Blandino, nutrizionista de il Villaggio della Salute
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